S. P. Garufi Tanteri: John Steinbeck, lo scrittore da cui si deve ripartire per ritrovare il senso dell’impegno civile in letteratura

Titoli come Furore, L’inverno del nostro scontento, La valle dell’Eden, Pian della Tortilla e, soprattutto, Uomini e topi… hanno monopolizzato i miei entusiasmi di sedicenne.

Allora, in estate vivevo a Noto in una casa col solo il pianterreno – due stanze in cui si mangiava e si dormiva tra le damigiane di varecchina, il ddt e l’acido muriatico del mio grande papà Giovanni, povero venditore ambulante nella posizione sociale, ma fiero nostalgico in politica, con sei anni di campo di concentramento inglese in sud Africa ed il povero zio Filippo, suo fratello, morto in circostanze misteriose nella stessa prigionia, si disse mangiato dai cannibali presenti nelle truppe dei “paladini della libertà e della democrazia.”

A quei tempi – metà degli Anni Sessanta – Mondadori pubblicava i suoi famosi Oscar, 350 lire a libro, e mio padre mi diede la gioia più intensa della mia vita: un’Olivetti lettera 32 che conservo ancora, la mitica macchina per scrivere degli autori che facevano parlare i fatti, senza retorica e senza sentimentalismo, con chirurgica tecnica di scrittura e con testardo sentimento.

Fu in quei lontani anni che presi l0unica, non mutevole decisione della mia vita: diventare uno scrittore.

Fu in quei lontani anni che mi innamorai dei libri di John Steinbeck.

Salvatore Paolo Garufi Tanteri

https://www.youtube.com/watch?v=4Nmii6xCFYc
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